Friday, October 16, 2015

Nuoto in notturna per preparare Rio, cosa comporta per gli atleti


Parliamo di adattamento del bioritmo ma anche di preparazione psicologica.
A quale ora della giornata il nostro organismo è maggiormente predisposto a raggiungere il picco prestativo? La mattina, il pomeriggio, la sera o addirittura la notte? E a che ora è preferibile allenarsi?
È diventato più che lecito farsi queste domande in questa stagione che culminerà con le Olimpiadi di Riole quali prevedono particolari orari sia per le batterie che per le finali, orari ai quali gli atleti non sono abituati. In un atleta professionista l’orario di allenamento può essere talvolta condizionato dall’orario in cui dovrà disputare poi la competizione ed è questo proprio il caso dei Giochi di Rio per i quali gli atleti dovranno seguire in un modo o nell’altro una preparazione mirata ad essere prestativi in orari non canonici.
È senza tema di smentite il concetto che molti atleti carburano soltanto nelle ore pomeridiane, mentre altri invece, esprimono molto bene il loro potenziale durante la mattina. Questo comportamento del nostro organismo ha una sua logica scientifica e deriva dalla constatazione che esiste un “orologio biologico” nel nostro corpo. Questo orologio diviene particolarmente importante nell’atleta.

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La scienza che studia le variazioni ritmiche nel tempo dei fenomeni fisiologici del corpo umano è definita cronobiologia. In realtà la stragrande maggioranza delle funzioni del nostro organismo segue un ritmo a periodicità giornaliera chiamatoritmo circadiano ed è influenzato dalle variazioni cicliche di fattori ambientali definitisincronizzatori. L’alternarsi del giorno con la luce e della notte con il buio, del caldo e del freddo, la stessa latitudine e longitudine, rappresentano per la maggior parte degli individui i più importanti sincronizzatori.
L’orologio circadiano è in completa sintonia con l’ambiente esterno e comprende tutte quelle funzioni dell’organismo che oscillano in modo ritmico in risposta a stimoli ormonali e neurologici, determinando ripercussioni sui diversi organi ed apparati, sulla stessa pressione arteriosa, temperatura corporea e frequenza cardiaca.
La regolazione precisa dell’orologio dell’organismo risiede in una parte del nostro cervello chiamataipotalamo. È lui il nostro timer ma tuttavia, esso ha bisogno di una serie di stimoli provenienti dall’ambiente esterno. Pochissimi meccanismi biologici seguono un proprio ritmo avulso dal mondo esterno. Il principale segnale esterno di riferimento è proprio rappresentato dal susseguirsi dei giorni e delle notti e quindi dell’alternarsi del sonno con la veglia. La luce influenza l’ipotalamo e questi agisce sul ritmo circadiano in due modi: direttamente attraverso l’occhio e indirettamente attraverso la maggiore o minore produzione di melatonina, sostanza secreta dalla ghiandola pineale che ha proprio la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia.
Quindi se ammettiamo che esiste una variazione fisiologica, ormonale e nervosa nel nostro organismo, è insito il concetto che nell’atleta è presente una variazione circadiana della sua stessa capacità di prestazione.
Diversi studi hanno mostrato che:
il tempo di reazione a stimoli visivi e acustici è massimo nelle ore del tardo pomeriggio;
il massimo delle capacità intellettive e cognitive e quindi della precisione del gesto è massima la mattina;
la forza esplosiva è massima durante le ore pomeridiane dalle 16 alle 18;
le capacità metaboliche sono maggiori nel tardo pomeriggio e in quelle ore si osservano valori più elevati di massimo consumo di ossigeno, gittata sistolica, portata cardiaca e capacità di produrre lattato.
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A complicare la ricerca temporale del picco prestativo negli atleti può essere proprio il cambiamento del fuso orario che va a determinare la desincronizzazione dei ritmi circadiani acquisiti, con conseguente difficoltà nell’adattamento alle nuove alternanze di luce e di buio. È infatti dimostrato che spostandosi verso Oriente, l’organismo necessita quasi del 50% in più di tempo per riadattarsi rispetto a quando si va verso Occidente.
Prima del trasferimento nella sede delle competizioni, per anticipare il processo di adattamento, è consigliabile un graduale cambiamento della vita quotidiana e dell’orario degli allenamenti. Molti atleti cambiano l’orario delle sedute di allenamento e quelle delle abitudini di vita a partire da 10-15 giorni prima di un trasferimento; ciò facilita il cambiamento dei ritmi circadiani secondo le condizioni ed il luogo delle gare e favorisce la risincronizzazione delle funzioni biologiche una volta giunti nel nuovo Paese.
Le prossime Olimpiadi di Rio comporteranno per gli atleti notevoli cambiamenti. Il programma gare infatti, prevede l’inizio delle finali di nuoto a partire dalle 22 ora locale che corrispondono alle 3 del mattino in Italia. Si tratta indubbiamente di orari anomali ai quali gli atleti non sono abituati e che comporteranno una serie di cambiamenti alle loro abitudini ai quali dovranno necessariamente adattarsi e anche in fretta. Gli orari non canonici e la location dove si disputeranno i Giochi comporteranno complessivamente due importanti problematiche sulle quali bisognerà preparare gli atleti. Considerando che l’orario di Rio ha una differenza di meno 5 ore rispetto a quello dell’Italia, il primo problema sarà quello dell’adattamento al fuso orario e considerati gli orari prescelti per le finali e le batterie, il secondo problema sarà quello di abituare gli atleti a gareggiare in un orario molto diverso da quello al quale sono abituati nelle competizioni europee.
Il primo problema, relativo al cambio di fuso orario, sarà risolto direttamente sul posto “assorbendo un’ora di fuso orario al giorno” come afferma anche Marco Bonifazi, coordinatore tecnico dei settori agonistici della FIN, in un’intervista concessa al Corriere dello Sport condotta da Paolo De Laurentis. È già decisa infatti la partenza dell’Italnuoto che dal 23 luglio sarà a Santos e dal 3 agosto si sposterà a Rio con le gare di nuoto che inizieranno il 6 agosto.
Il secondo problema relativo all’adattamento a gareggiare alle 22 ora locale che corrisponderanno in ora italiana alle 3 del mattino, verrà affrontato nel corso della stagione con dei raduni da organizzare presso il Centro Federale di Ostia, così come riferisce sempre Marco Bonifazi, lavorando più giorni consecutivi proprio nell’orario delle competizioni. A tale proposito, proprio per preparare gli atleti al cambiamento, molti meeting che in questa stagione si disputeranno in Italia programmeranno alcune finali delle gare da disputare proprio alle ore 22, come ad esempio il Trofeo di Fabriano in programma già ad ottobre che farà da apripista alla stagione olimpica ed il Trofeo Internazionale Sette Colli per il quale pare che si voglia far slittare le finali a partire dalle ore 21.

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In vista di Rio, molto rivoluzionaria è la programmazione del tecnico Andrea Di Nino a capo dell’ADN Swim Project che in questa stagione porterà avanti una preparazione sperimentale a Caserta insieme a Max Di Mito, tecnico che segue il gruppo di atleti internazionali della Energy Standard nell’ambito della partnership proprio con ADN, nel quale si è inserita poche settimane fa anche l’Azzurra Alice Mizzau, medaglia d’argento mondiale nella staffetta 4×200 stile, appoggiata dal CT Cesare Butini.
Il programma prevede tre periodi di due settimane ognuno, da inserire durante la preparazione stagionale in carichi di lavoro esterni, ovvero non troppo impegnativi per non stressare gli atleti, nei quali si seguiranno due sessioni di allenamento in orari non canonici riferendosi agli impegni di Rio, ovvero alle ore 12.00 e alle ore 22.00. Questo comporta già da 10 mesi prima dell’evento un radicale cambiamento delle abitudini giornaliere: sveglia e colazione alle 10, primo allenamento alle 12, pranzo alle 16 con successivo riposo e secondo allenamento dalle 22 alle 24.
In assenza di studi su precedenti e dati certi, possiamo dire in conclusione che in riferimento agli orari prestabiliti per finali e batterie di Rio, oltre all’adattamento dei bioritmi, assume un valore particolarmente importante il monitoraggio del rischio per gli atleti di non riuscire a riposare bene tra le finali della notte e le batterie del giorno successivo. In questo, il modello di programmazione della ADN Swim Project può servire proprio all’adattamento degli atleti ad eliminare tale rischio. Con la preparazione programmata da Di Nino infatti, gli atleti saranno abituati e psicologicamente preparati ad andare a dormire tardi e riuscire a riposare bene anche dopo una sessione di gare in notturna.
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Pubblicato da Maurizio Mastrorilli in Intorno al Nuoto, Tecnica e Preparazione Atletica







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