SINCRONIZZATO
Sebbene
la Liguria sia famosa, sportivamente parlando, per essere il “santuario” della
pallanuoto, venti anni fa (7 ottobre 1993), a Savona, è nata Linda Cerruti(foto
di Giorgio Scala/Deepbluemedia/Inside) ,l’attuale reginetta del nuoto
sincronizzato italiano che, nello scorso fine settimana, a Bonn, nella terza
giornata del 25° “German Open”, ha aggiunto un’altra medaglia, d’argento, nel
solo, al proprio già nutrito palmarès.
Il
Profilo
Linda
ha iniziato a praticare il nuoto sincronizzato nel 2000 all'età di sei anni.
Cinque anni dopo, a undici anni, nel 2004, ha vinto i primi titoli ai
Campionati Italiani Esordienti. Negli anni successivi ha spopolati ai
Campionati Italiani di Categoria.
Alta e
slanciata (172 cm per 56 chili), bella e fisicamente forte, Linda Cerruti, era
predestinata ad emergere in una disciplina complessa, difficile e affascinante
come il nuoto sincronizzato, dove il suo talento, la sua attitudine per la
musica e le sue capacità interpretative avrebbero potuto brillare.
Nel
2009 Linda Cerruti ha debuttato ai Campionati Europei Giovanili ottenendo il
quinto posto tutte e quattro le specialità: singolo, duo, squadre e combinato a
squadre.
Nel
2010, la Cerruti, dopo aver vinto due bronzi agli Europei giovanili, nel
singolo e nel combinato a squadre (come riserva), ha partecipato agli Europei
assoluti di Budapest, conseguendo un ottimo sesto posto nel singolo. Nello
stesso anno ha partecipò anche ai Mondiali giovanili FINA, a Indianapolis.
Nel
2011 Linda ha gareggiato per l'ultima volta agli Europei giovanili vincendo due
medaglie: argento nel singolo, bronzo nel combinato a squadre. Poi, ha
debuttato ai Campionati Mondiali FINA di Shanghai, nel 2011, con il settimo
posto nel singolo (nonostante febbre).
Agli
europei del 2012 ha vinto la medaglia di bronzo nel combinato a squadre ed è
stata quinta nel singolo. Nel 2013 ha partecipato alle Universiadi di Kazan
vincendo il bronzo sia nel singolo sia nel duo.
A
livello di club gareggia per la Rari Nantes Savona e per la Marina
Militare ed è allenata da Benedetta Parisel e Anastasia
Ermakova. In Nazionale è seguita da Yumiko Tomomatsu.
L’
Intervista
Il
nuoto sincronizzato è stato il tuo primo e unico amore, sportivamente parlando…
“Ho
imparato a nuotare a tre anni , poi la società dove nuotavo ha aperto il
settore nuoto sincronizzato e valutate le mie attitudini la mia allenatrice di
nuoto mi ha chiesto se avevo voglia di provare con il nuoto sincronizzato. Da
quel momento - avevo sei anni - io e il sincro non ci siamo più lasciati”.
Come ci
sei arrivata? I tuoi genitori sono sportivi? La tua famiglia ti ha
incoraggiato?
“Mia
madre insegna Educazione Fisica al liceo e ha fatto crescere me e mio fratello
con la cultura dello sport. Inoltre, da giovane, ha fatto danza e ha praticato
a livello nazionale ginnastica ritmica, mancando una manifestazione
internazionale per un incidente d’auto che ne ha frenato la carriera. Mio
padre, invece, scendeva i fiumi in canoa e amava anche nuotare e andare in
mountain bike, hobby che praticava soprattutto in estate. Mio fratello gioca a
calcio da quando è piccolo , anche se ora gioca in una squadra di dilettanti ed
il suo impegno primario è l’Università. La mia famiglia è stata fondamentale
per la mia crescita sportiva oltre che umana, aiutandomi quotidianamente a
programmare la vita scolastica e sportiva e facendo sacrifici per seguirmi e
starmi il più vicino possibile. Devo dire con riconoscenza che non mi hanno mai
fatto mancare niente e mi sono sempre stati vicini. Mi hanno sempre seguita
anche nelle varie trasferte in giro per il mondo”.
Mai
pensato di fare nuoto agonistico o, essendo ligure, di giocare a pallanuoto?
“No,
non ho mai pensato di fare pallanuoto, nuoto agonistico o un altro sport perché
mi è sempre piaciuto il nuoto sincronizzato e mi sono sempre prefissata
obiettivi a medio-lungo termine che mi hanno fatto vivere e mi fanno tutt’ora
vivere quest’avventura di sport oltre che di vita molto intensamente”.
A
proposito di amore, nel tuo profilo su Facebook le immagini da sincronuotatrice
si alternano a quelle di baci e abbracci con quello che, presumibilmente è il
tuo fidanzato…
“Sì, è
più di un anno che sono fidanzata. Lui si chiama Tiziano Glaudaed ed è sportivo
di professione come me. Ha giocato a calcio nel Genoa in Serie B, nel Cuneo in
Serie C e D, e in altre squadre professioniste e semiprofessioniste. Milita
tuttora nel Vado, squadra iscritta al campionato di serie D. Ha il ruolo di
difensore centrale”.
Ti
chiamano la “reginetta del nuoto sincronizzato italiano”, un titolo ufficioso
ma certamente prestigioso. Per arrivarci ci hai messo 13 anni e tanta fatica.
Quanta?
“Sono
contenta dell’eponimo che mi hanno affidato, conscia del fatto che è figlio di
giorni, mesi ed anni di allenamento intenso. Questo è uno sport dove
sicuramente le attitudini e le qualità sono importanti, però perdono di peso se
non sono supportate da un continuo e costante allenamento; l’acquaticità è una
peculiarità fondamentale, difficile da mantenere ma facile da perdere. Ora come
ora mi alleno sei giorni a settimana, per un totale di 45 ore circa.
Generalmente, gli allenamenti si dividono fra palestra, stretching, nuoto, cura
e perfezionamento degli esercizi, cura delle parti tecniche e resistenza agli
esercizi”.
Soddisfatta
dei risultati raggiunti finora? Ancora affamata di successi? Quali sono i tuoi
obbiettivi per i prossimi Campionati Europei di Berlino? Al podio mondiale
(Kazan 2015) ci pensi? Da sola o in doppio?
“Sono
soddisfatta dei risultati raggiunti finora e ancora affamata di successo, non
mi voglio fermare qui, credo si possa sempre migliorare se ci si mette impegno
e passione, la perfezione è veramente difficile da raggiungere, arrivati a
certi livelli sono i dettagli a fare la differenza. Per scaramanzia e per
natura non amo fare pronostici riguardo ai piazzamenti, preferisco pormi
obiettivi riguardanti la mia prestazione individuale e prepararla al meglio,
quasi spasmodicamente, senza farmi distrarre da fissazioni riguardo alla
classifica”.
Patrizia
Giallombardo è stata la tua prima allenatrice ed ora te la ritrovi responsabile
della Nazionale: Che rapporto hai con lei? E con Benedetta Parisella, anche lei
già tua allenatrice?
“Patrizia
mi segue fin da quando ero piccola; ha sempre creduto in me spronandomi, già in
tenera età, a impegnarmi al massimo, responsabilizzandomi e rendendomi
consapevole del fatto che avevo potenzialità importanti, che dovevano essere
sostenute da tanto lavoro e sacrificio. Benedetta Parisella è poco più grande
di me; anche con lei c'è un ottimo rapporto in quanto già molti anni fa, quando
lei faceva ancora sincro in prima persona, aveva già l’occhio da allenatrice e
seguiva la mia squadra ai campionati italiani. Anastasia Ermakova è in Italia
da pochi anni, però si è già ambientata; abbiamo un ottimo rapporto e cerco di
capire dalle sue correzioni tutti i particolari, e i segreti, che le hanno
permesso di vincere più volte Olimpiadi e Mondiali”.
Come
mai a Savona si è sviluppata una forte squadra di sincro? Di chi il merito?
“Quando
io ho cominciato a fare nuoto sincronizzato a Savona c’era già una delle
squadre più forti d’Italia; ogni anno ai campionati italiani si giocava lo
scudetto. Sicuramente, il merito della crescita del settore sincro della Rari
Nantes Savona è da attribuirsi in larga parte alle capacità, all’impegno e alla
costanza della dirigente Matilde Berruti, che ha sempre cercato di assumere
allenatrici di primordine per permetterci di avere una formazione adeguata e
una crescita costante nel tempo”.
Sembra
che nel nuoto sincronizzato le gerarchie siano consolidate, anche nella mente
dei giudici, che sembra quasi impossibile potersi inserire nel novero delle
nazioni da podio. I punteggi che ricevi dalle giurie ti sembrano congrui oppure
ogni tanto ti arrabbi?
“Una
peculiarità che distingue il nuoto sincronizzato, e gli sport a punteggio,
dagli altri è il fatto che la prestazione del singolo atleta ruota
inevitabilmente, e in maniera totale, attorno al giudizio dei giudici, che
quindi hanno la responsabilità di decidere le sorti della competizione. E
normale che ci siano gerarchie già consolidate e pare impossibile inserirsi
nelle nazioni da podio. Il cambiamento lo vedo più lento e costante nel tempo;
lavorando bene, anno dopo anno, credo ci siano maggiori margini di
miglioramento anche in termini di punteggio. Qualche volta il punteggio
ricevuto non mi ha soddisfatto, vuoi perché sentivo di aver dato di più vuoi
perché avrei dato un punteggio inferiore alle mie dirette concorrenti”.
Fonte
Il mondo del nuoto
Martedì
18 Marzo 2014
Permalink
di Camillo
Cametti
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