Capitano
del Settebello, recordman di presenze con la calottina azzurra, campionissimo
con le calottine di Posillipo e Pescara. Queste ed altre ancora sono le mille
facce della splendida storia sportiva di Mario Fiorillo che si è arricchita
ieri di un nuovo capitolo: il primo incarico da allenatore alla guida della
Roma Nuoto.
Barcellona
’92, istantanea della partita del secolo: la piscina Bernat Picornell è un catino
pronto a portare in trionfo la nazionale spagnola guidata in acqua da quel
genio che rispondeva al nome di Manuel Estiarte, di fronte c’e’ un Italia
martoriata dalle decisioni della coppia arbitrale. E’ un Settebello da
leggenda, la formazione viene elencata come se fosse una cantilena, cosa che il
più delle volte appartiene al mondo calcistico: c’e’ l’airone azzurro Attolico,
il mancino terribile di Franco Porzio, la sagacia tattica di Pino
Porzio, la potenza di Ferretti e la classe di Campagna, oltre
all’indimenticato Caldarella. E poi c’e’ lui, il capitano di quel gruppo,
colui che arriva all’atto finale di quella Olimpiade a ventinove anni, ma già
con un’esperienza decennale con la calottina azzurra e che contribuisce a
creare il mito di un Settebello imbattibile, ovvero Mario Fiorillo. Lui
che, alla sirena finale e con le lacrime agli occhi dalla gioia, dopo una
partita che pareva interminabile, si limiterà a poche ma pesanti e
significative parole: “Abbiamo dimostrato di non essere un’Italietta”. Lo
dimostreranno anche in seguito, cementando il colore azzurro nella leggenda di
un Mondiale, un Europeo e un oro ai Giochi del Mediterraneo dell’anno seguente.
Mario
Fiorillo nasce a Napoli, patria nazionale, al pari di Genova, della pallanuoto
italiana. Quelli sono anni grigi per le squadre campane, l’albo d’oro nazionale
è occupato dalla grande Pro Recco di Eraldo Pizzo. Quando lui si
avvicina allo sport, però, l’egemonia viene spezzata dalla Canottieri degli
“anni dispari”, quella capace di grandi imprese durante la decade degli anni
’70, ma anche di stop inattesi ogni qualvolta si vive l’anno “pari”. IlPosillipo,
invece, vive nei bassifondi della pallanuoto, la promozione in A1 arriva
addirittura solo nel 1980, quando Fiorillo è già entrato al circolo che ne
segnerà la vita sportiva da tre anni. Ha quindici anni, l’età e la struttura
fisica lo costringono a vedersela con i pari età degli Allievi, ma chi ha la
fortuna di ammirarlo dal vivo sa di trovarsi di fronte un predestinato. Non è
ancora maggiorenne (è nato il 16 dicembre 1962, ndr) quando vive il suo primo
campionato tra i grandi: il Posillipo chiude all’ottavo posto, ma la pallanuoto
italiana trova colui che la guiderà per i successivi quindici anni, sempre ad
altissimo livello. Dotato di tecnica sopraffina, madre natura gli regala anche
un’intelligenza tattica sopra la media che gli permette di sovrastare anche
giocatori più forti fisicamente e di aiutare la squadra nei momenti di maggiore
difficoltà. Particolare è un aneddoto che racconta Paolo De Crescenzo, il
“professore” guida tecnica al circolo di Mergellina in quegli anni: “In una
finale scudetto contro la Canottieri, Franco Porzio reagì ad una provocazione
avversaria e venne espulso. In acqua eravamo in inferiorità numerica, ma in
realtà non fu cosi perché Fiorillo fu capace di coprire due ruoli
contemporaneamente”. Il primo scudetto arriva nel 1985, subito doppiato dal
titolo dell’anno dopo. In totale saranno sette gli scudetti, Fiorillo manca
l’ottavo perché “tradirà” l’amore sportivo per il Posillipo, passando al Pescara,
la grande rivale dell’epoca, prima di ritornare a Napoli nel 1991 per chiudere
la carriera con i colori rossoverdi. Le gioie nei club non sono limitate solo
al territorio nazionale, in bacheca ci sono anche due Coppe delle Coppe,
la prima nel 1987 contro lo Jug Dubrovnik, la seconda nel 1989 – quando si è
già consumato il trasferimento in Abruzzo – nella sfida con i russi della
Dinamo Mosca.
Fiorillo
è Posillipo, ma è anche e soprattutto Settebello. Entra nel giro azzurro in
punta di piedi, parte dalle rappresentative giovanili fino ad imporsi
pesantemente grazie ai suoi numeri ed alla sua infinita classe. Un anno
dopo Gianni Lonzi lo inserisce nell’elenco dei convocati per
gli Europei di Spalato, dove arriva un poco lusinghiero quinto posto,
a dimostrazione del fatto che l’Italia vive un momento di transizione. Va
ancora peggio al Mondiale del 1982, chiuso addirittura al nono posto. Fiorillo
abbozza, ha un carattere forte e, in cuor suo, sa che la gloria è destinata ad
arrivare. Il primo appuntamento con la storia ha una data ben precisa: 22
agosto 1986, il teatro è sempre spagnolo, come quello del trionfo di sei anni
più tardi, l’avversario cambia (la Jugoslavia), la competizione è il
Mondiale. La delusione è tremenda, gli azzurri vengono piegati a soli 3” dalla
fine da un tiro di Igor Milanovic dopo quattro tempi supplementari.
Cala la tristezza, ma c’e’ la consapevolezza che l’Italia è tornata grande.
Sulla panchina arriva i protagonista di quella sconfitta, l’allenatore di
quella nazionale jugoslava Ratko Rudic che crea un gruppo di ferro,
assegnando i galloni di capitano proprio a lui, lo scugnizzo partenopeo.
Comincia un epopea, il trionfo di Barcellona è ancora davanti agli occhi degli
appassionati, cosi come le sue lacrime al bordo vasca, lacrime di rabbia per
un’espulsione e per la condotta arbitrale a senso unico e lacrime di assoluta
gioia per una medaglia, quella più luccicante, che mancava da trentadue anni.
Arrivano altri trionfi, arrivano altre presenze fino a quando Fiorillo dice
basta. Si ferma a 442 presenze, record assoluto per i nostri colori.
Smessi
i panni da giocatore, l’amore per la pallanuoto resta troppo forte per
allontanarsene. Dal 1998 al 2003 ricopre l’incarico di Direttore Generale della Roma
Pallanuoto e costruisce una squadra da sogno, chiamando a sé gli ex
compagni di Nazionale Gandolfi e Ferretti e aggiungendo ad essi due
campioni stranieri comeVujasinovic e Benedek, che conquista lo
scudetto al termine di una finale intensa in un “derby” personale contro il
Posillipo del suo maestro De Crescenzo. Dopo cinque anni lascia l’incarico,
rivestendo il ruolo di consigliere d’amministrazione dell’azienda Jaked, fino
all’annuncio di ieri, che rappresenta un’assoluta novità per la sua carriera:
Fiorillo sarà l’allenatore della Roma Nuoto nel prossimo campionato di serie
A2. Giocatore, capitano e dirigente, inizia adesso una nuova avventura per
l’indimenticato capitano del Settebello, da vivere come ha sempre fatto, con la
passione e la voglia di primeggiare.
Fonte http://www.waterpolo24.com
Giulio
D'Onofrio - 23 giugno 2014 19:14
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